10 anni a Venezia

Venice Bay celebra il suo decimo anniversario raccontando una storia legata a un territorio, quello di Venezia e Mestre, che diventa anche una missione: dare continuità a uno spirito secolare di innovazione e commercio, di collegamento con realtà diverse e lontane, di contaminazione di stili e culture.

Dieci anni di un'azienda che sin dall'inizio abbiamo scelto di non definire come una startup. I soci fondatori avevano un'esperienza consolidata, e non sentivano la necessità di adottare definizioni di moda per descrivere un'iniziativa solida, autentica e di alta qualità. L’obiettivo, sin dall’inizio, era quello di creare una realtà destinata a lasciare un'impronta tangibile e duratura nel tempo.

Il decennale di Venice Bay cade nel 700esimo anniversario della morte di Marco Polo, esploratore, viaggiatore, scrittore e icona stessa del mercante veneziano. All'epoca di Marco, e nei secoli a seguire, la Serenissima avrebbe favorito il commercio per il bene comune, anzi sapeva bene che il commercio era esso stesso il bene comune: "pro bono comunis et mercatorum". Venezia era diventata grande e potente non per privilegi dinastici ma "per opera mercatorum": una visione del mondo precisa che diventava anche un destino.

Dalle finestre dei nostri uffici si possono vedere il porto di Venezia, i cantieri delle grandi navi e la porta d'accesso a una delle mete mondiali più ambite dal turismo di massa, che rende il Veneto la prima destinazione d'Italia. Ma Mestre è altra cosa ancora e va oltre gli stereotipi, Mestre è una sorta di confine ideale, una linea immaginaria ma che poi tanto immaginaria non è, come scrive Paolo Rumiz: "L'Italia, sappiatelo, finisce a Mestre. (...) A Mestre si cambia, si trasloca in un altro tempo e in un altro spazio. San Donà, Portogruaro, Latisana, Monfalcone; ti avvicini alla Jugoslavia-che-non-c'è". Dopo Mestre inizia l'Oriente che contamina tutto l'Adriatico. Un territorio che ha un'urgente necessità di riappropriarsi della propria identità di confine, perché è proprio sulle frontiere che si creano le condizioni ideali per il fermento culturale necessario a lanciare nuove sfide, come quella della mercatura contemporanea, declinata nella sua dimensione originaria e più naturale: il Nord-est.